News

08/11/2016

MICHELE, ALLA SUA PRIMA ESPERIENZA IN AFRICA, RACCONTA

Sono qui per rompere il silenzio #no more silence



Primo viaggio in Africa: in poche ore mi son lasciato alle spalle l’autunnale Roma e mi sono catapultato nel cuore di questo continente senza pensarci su due volte.

Prima Kampala, più movimentata di Trastevere in una calda serata d'estate, più rumorosa dei quartieri spagnoli napoletani, con palazzi nuovissimi da far invidia al Pirellone di Milano.

A primo impatto non sembra nemmeno di essere in Uganda!

Poi Matany dove siamo tuttora: qui il paesaggio cambia, i colori vivi e accesi del sud lasciano posto ad un predominante rosso terra e ad un timido verde in divenire; la stagione delle piogge è vicina ma il maestoso sole ancora non vuole correre verso Morfeo.

Strano ma vero anche la gente cambi: dalle rotondità esuberanti del Sud si passa alle magrezze del nord avvolte nei loro scarni abiti.

Occhi neri  diffidenti alla vista del Muzungu (uomo bianco in lingua locale ), che si aprono in un brillante sorriso anche solo quando accenni un "Morning!"

E allora per loro diventi quasi un "eroe", qualcuno che può davvero migliorare la loro condizione.

Sono tante le cose che sto scoprendo in questi giorni e che scoprirò ancora!

Di certo una cosa ora mi è chiara: qui in Africa la gente soffre, ma non soffre lamentandosi come la maggior parte di noi, me compreso, ma lo fa in un dignitoso silenzio.

In questi due giorni di screening ho incontrato diverse donne.

Qui la donna è il fulcro non solo della famiglia ma dell’intera comunità: lavora, cresce i figli, gestisce le risorse, bada alla casa.

Se la donna si ferma, tutto resta immobile! 

La cosa realmente affascinante è che queste donne non si fermano facilmente: sembrano delle Highlander dalle multiple vite; in tutte loro ho notato la stessa forza di reagire e la stessa voglia di rompere quel silenzio.

Io sono qui per questo!

#nomoresilence

Torna alle News