06/11/2017
L'ULTIMO RACCONTO DI FRANCESCA, GINECOLOGA IN MISSIONE PER AFRON CON I SUOI DUE FIGLI BELLISSIMI FIGLI
Anche Giorgio e Luciana fra i volontari AFRON
Ancora una volta grazie ad Afron la possibilità di ritornare in Uganda, paese meraviglioso e caro al cuore.
Una settimana di lavoro intenso con un team italo-ugandese affiatato e appassionato.
Avere a che fare con le donne ugandesi è sempre commovente e stritola il cuore.Sono accorse a frotte dai villaggi per accedere allo screening; quando si muovono camminando per chilometri sempre portando cibo, carbone o taniche per l'acqua sulla testa. Un bambino appeso sulla schiena, diversi altri a casa...pura forza della natura, esili e possenti come le acacie della savana.
Ma soprattutto portano storie di vita dura che noi nemmeno immaginiamo. Portano preoccupazioni, pensieri incomprensibili al nostro pasciuto benessere. Cibo, acqua, scuola, cure mediche sono beni non scontati, per i quali lottare ogni giorno. Lottare per i figli, per se stesse e per gli uomini che purtroppo il più delle volte non aiutano per niente o non ci sono.
Per questo la notizia che lo screening è andato bene, che non sono malate, accende i loro occhi scuri finalmente di un sorriso: stanno bene, si può continuare a camminare, a lavorare. Si può continuare a lottare. E se scopriamo che qualcosa non va, che c'è una lesione pre-tumorale, ecco che offriamo la possibilità di curarla.
Questo mi è piaciuto moltissimo da subito di questo progetto di Afron: concreto, efficace, sostenibile. Spiegare la terapia e poi subirla non é semplicissimo, io stessa mi stupisco di come sia possibile allestire un ambulatorio piccoli interventi, per usare il diatermocoagulatore con le anse e tutto il resto ed eseguire la LLETZ in un polveroso health center disperso nella remota Karamoja.
Eppure è possibile, accade questo ennesimo piccolo miracolo. Tornano a casa trattate, un pochino indolenzite, ma col cuore leggero; ringraziano noi di sicuro, ma poiché sono sagge ringraziano Colui del quale noi tutti siamo solo strumenti.
Che la vita è un dono da queste parti è molto chiaro. I miei figli poco più che decenni sono venuti con noi. L'impatto col mondo africano é stato potente e ne sono felice. Hanno guardato, ascoltato, odorato, toccato, assaggiato. Hanno avuto la fortuna di conoscere il team AFRON: persone affascinanti, vive, stupende.
Senz'altro sono rimasti fortemente colpiti, anche se non sono in grado di esprimerlo a parole.
Non so cosa sarà di questo bagaglio che riportano a casa, i figli sono un mistero e il loro destino altrettanto ci sfugge. Ma ciò di cui sono certa è che si torna tutti col cuore pieno: per l'ennesima volta questo paese poverissimo ci ha restituito immensamente di più di quel poco che siamo venuti a portare. Per questo ringraziamo il buon Dio e tutti quelli che hanno reso tutto questo possibile.