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04/10/2018

"Se vuoi educare un uomo, educa un bambino. Se vuoi educare un villaggio, educa una donna"

La testimonianza di Alex Matua Asumi, giornalista ugandese



jambo! Buongiorno!

Sono contento di aver portato una piccola testimonianza a nome dei beneficiari dei progetti di AFRON Oncologia per l’Africa Onlus in Uganda. 
 
Ringrazio AFRON per avermi invitato a parlare sul palco in occasione della PHARMA RUN FOR LIFE che si è svolta a Roma lo scorso 30 settembre, ma soprattutto ringrazio i volontari AFRON per la dedizione e la passione con le quali si dedicano alle missioni in Uganda.
 
Se conoscete già AFRON e avete avuto modo di leggere i rapporti annuali, avrete anche notato che il cancro è una crisi emergente in Africa e quindi anche in Uganda. 
 
Purtroppo, come Paese non siamo ancora preparati per affrontare questa sfida sotto nessun punto di vista, mancano: infrastrutture, personale medico e i fondi per mettere in atto campagne di prevenzione e per assicurare le cure palliative per accompagnare in maniera dignitosa i malati terminali.
 
Per farvi comprendere la gravità della situazione, basta sapere che in tutta l’Uganda, un paese con 36 milioni di abitanti, c’è solo un apparecchio per la radioterapia che si trova presso l’Uganda Cancer Institute ovvero, l’istituto nazionale dei tumori a Kampala; purtroppo, molto spesso, questo apparecchio non funziona affatto.
 
E’ già difficile condurre la lotta contro le patologie tumorali in paesi con un sistema sanitario sviluppato e gratuito come l’Italia, figuriamoci in Uganda, dove la sanità è totalmente a carico dei pazienti e le infrastrutture sono scarse e mal attrezzate, non si dispone neanche delle armi più elementari per poterla combattere.
 
Importante inoltre, sottolineare che l’Uganda ha una popolazione giovane per il 60% con una età media di 15 anni. Occorre quindi lavorare con lungimiranza, diffondendo proprio tra i giovani la cultura della prevenzione e abbattendo i tabù che impediscono di riconoscere la malattia e di curarla nella maniera corretta.
 
Sostanzialmente, bisogna affrontare questa nuova emergenza muovendosi su due strade diverse: l’alfabetizzazione sanitaria, ovvero, campagne di sensibilizzazione rivolte alla base della società, coinvolgendo i ragazzi in età adolescenziale e le donne. 
 
Come dice un proverbio africano «Se vuoi educare un uomo, educa un bambino. Se vuoi educare un villaggio, educa una donna». Un detto che dà l’idea esatta della società ugandese, dove le donne costituiscono la vera forza delle comunità locali e delle famiglie. Chi cura la donna, si prende cura della società.
 
La seconda strada che occorre percorrere è quella della diffusione della cultura dei controlli medici (medical checkup). In Uganda manca l’abitudine a rivolgersi ai medici non solo per la povertà e la mancanza di strutture, ma anche a causa di un problema culturale. Le credenze popolari e religiose portano le persone a rivolgersi allo stregone anziché all’ospedale o al medico, troppo spesso si pensa di risolvere i problemi attraverso la magia e non con la scienza medica che spesso non è conosciuta. 
 
Come diceva Nelson Mandela «L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo». L’informazione è necessaria per favorire il cambiamento di atteggiamenti e mentalità che ostacolano anziché favorire una crescita culturale.
 
Una delle conseguenze dell’assenza di controlli medici sono le diagnosi tardive che non lasciano alcuna possibilità di guarigione. Ecco dunque l’importanza del lavoro di sensibilizzazione che è parte della mission di AFRON e che solo con il vostro fondamentale sostegno può essere portata avanti.
 
Le iniziative di AFRON fanno una grande differenza in questo oceano di scarsità di risorse per invertire gli attuali trend che sono già allarmanti.
 
Da ugandese vi sono infinitamente riconoscente. Grazie ai volontari di AFRON per essere presenti sul territorio e per essere impegnati a distanza in varie iniziative come la maratona - PHARMA RUN FOR LIFE - promossa dall’Ordine dei farmacisti della provincia di Roma - che permettono di salvare delle vite umane negli angoli più sperduti del mio Paese come la Karamoja, una terra che sembra dimenticata da Dio. Ma vedere a Villa Pamphili tanti partecipanti, piccoli e grandi, che hanno corso con il cuore e camminato per la vita, testimonia che in realtà Dio non si è mai dimenticato di quelle terre.
 
Mandela diceva: “quando l’acqua inizia a bollire, è da sciocchi spegnere il fuoco”. La mia speranza è che questo fuoco, che rappresenta la missione di AFRON in Uganda, non si spenga mai.
 
ASANTE SANA! KWA HERI YA KUONANA! GRAZIE DI CUORE! ARRIVEDERCI!
 
Alexis M. Asumi, giornalista ugandese

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