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10/01/2015

PIU' FORTI DI EBOLA

Combattiamo il cancro, superando le difficoltà



“Più forte di Ebola”: così si intitola il bellissimo libro di Father Elio Croce, missionario comboniano da 30 anni in Uganda, che ha vissuto e lottato contro l’epidemia di Ebola del 2000.
Così ci sentiamo noi, in questo momento in cui le febbri emorragiche di Ebola e Marburg stanno falcidiando le popolazioni africane già tanto sofferenti ed il nostro lavoro diventa ancora più arduo.
Chi sceglie di lavorare in Africa sceglie anche di combattere quotidianamente contro guerre, malattie, fame, povertà e calamità naturali, ma la spinta motivazionale di ogni operatore umanitario è più forte delle difficoltà che si incontrano.

E’ “Il bene ostinato”, di cui parla Paolo Rumiz, ovvero la voglia di lottare e di non arrendersi mai.

Abbiamo lavorato per mesi all’organizzazione della campagna di screening nel distretto di Rakai, insieme ai nostri partner: l’Uganda Cancer Institute (UCI) e l’Uganda Women’s for Cancer Support Organization (UWOCASO); 800 donne attendevano di ricevere gratuitamente visite senologiche e ginecologiche. Abbiamo raccolto i fondi necessari per sostenere tutte le spese, grazie alla generosità consueta dei nostri sostenitori.

Lunedì 6 ottobre due nostri medici volontari, Sabrina e Vincenzo, dell’Istituto dei Tumori di Roma “Regina Elena” sono partiti per l’Uganda, pronti a visitare 800 donne. Arrivati in Uganda, hanno scoperto che nel paese era stati riscontrati dei casi di febbre di Marburg. Nonostante fossero stati immediatamente invitati a rientrare in Italia, hanno deciso di restare e proseguire il loro lavoro.
“Siamo medici e non ci abbiamo pensato neanche un attimo a tornare in Italia. Adotteremo tutte le precauzioni possibili e andremo a Rakai a visitare le donne” – ha affermato Vincenzo al telefono. Al momento del trasferimento per Rakai, il Ministero della Salute Ugandese ha comunicato che, per ragioni di sicurezza, impediva ai nostri medici e a quelli dell’ UCI di recarsi sul posto ed effettuare lo screening ocologico. La delusione è stata forte per tutti noi e soprattutto per Vincenzo e Sabrina, costretti al rimpatrio senza aver potuto portare a termine la loro missione.

Non tutto è perduto però!

Le volontarie dell’UWOCASO hanno comunque svolto delle sessioni educazionali sul cancro, sensibilizzato la popolazione sull’importanza della prevenzione ed insegnato la tecnica dell’autopalpazione. “Il cancro va prima conosciuto per poi essere prevenuto e combattuto” – afferma Speciosa Kabwegyere, Presidente UWOCASO.
“Appena la situazione si sarà stabilizzata, i medici dell’UCI torneranno a Rakai per lo screening” – dichiara Noleb Mugisha, Oncologo UCI che, insieme a Vincenzo e Sabrina, avrebbe dovuto visitare le donne del distretto.

Presto torneremo in Uganda per continuare la nostra battaglia e garantire il diritto alla salute ai malati di cancro, anche in Africa.

 

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