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12/02/2020

IL RACCONTO DI ALESSIA IN MISSIONE CON AFRON

Il Cinema del Sorriso attraverso i suoi occhi



Non sapevo cosa aspettarmi da questa avventura, non proprio un viaggio dei soliti che faccio. Sono partita con la curiosità di scoprire la realtà di cui mi parla Titti da anni per capire cosa le ha rubato il cuore, tanto da farle vivere l’Uganda come la sua seconda casa. Naturalmente avevo anche già letto il suo libro con il racconto di tutti i progetti fatti e di quelli in itinere; avevo visto foto di bambini meravigliosi a cui Afron aveva contribuito a regalare un futuro.

Partiamo da Roma sabato 8/2 sera. Atterriamo ad Entebbe in perfetto orario, un po’ intimoriti da tanti passeggeri e addetti aeroportuali con le mascherine per via del dilagare del coronavirus; conscia delle norme igieniche non proprio di elevato standard, seppur non ansiosa, mi è capitato di chiedermi se avessimo fatto bene a patire proprio ora...
Troviamo Titti ad attenderci all’aeroporto, sorridente ed affettuosa. Un grande abbraccio e partiamo subito alla volta del Victoria Mall per acquistare scheda internet e bere un ottimo e analcolico passion fruit “nojito”. Poi ci dirigiamo sul lago Vittoria, dove Titti ha prenotato in un delizioso ristorantino per darci il suo benvenuto in Uganda.

Il primo impatto con il Paese è’ positivo: molto verde, case costruite in mattoni e non baracche di lamiera o capanne come nei vicini Kenya e Tanzania, donne benvestite con abiti dai colori e dalle fantasie sgargianti! Dopo pranzo, andiamo a riposarci alla Mill Hill Missionary, una comodissima guest house gestita dalle suorine. Il percorso da Entebbe a Kampala è più scorrevole di quanto mi aspettassi, ma mi fanno notare che è domenica, dunque scuole e uffici sono chiusi.

La sera siamo invitati a cena dall’Ambasciatore Italiano in Uganda, insediatosi da pochi mesi. Mi diverte molto questo invito, non so perché ma ho come la sensazione di far parte di qualcosa di importante tanto da essere ricevuti da un’istituzione, nella sua residenza privata. Sono piena di orgoglio per Titti e per Afron perché questo invito è un riconoscimento per quanto di buono e di importante stanno facendo in questo paese. Non siamo soli a cena: un tavolo elegantissimo per 15 pax con candelieri in argento alti un metro, piatti bordati d’oro, cristalli, ecc. L’Ambasciatore si rivela una persona affabile e semplice, ci mette subito a nostro agio. Abbiamo la possibilità di conversare con gli altri commensali, tutte persone che hanno scelto, per vari motivi, di passare la loro vita o gran parte di essa in Uganda. Dunque, continuo a pensare che questo posto deve avere qualcosa di magnetico per convincere così tanta gente ad investire in questo paese. Foto di rito con la bandiera italiana prima di accomiatarci.

La mattina seguente, dopo aver preso il caro amico Pino arrivato da Roma, partiamo presto per il Lacor Hospital a Gulu, dove è prevista la nostra attività di volontariato per Afron. Ci mettiamo circa 7 ore per arrivare, di cui 3 solo per uscire da Kampala! Confermo, nei giorni feriali il traffico è micidiale: l’unica strada è ridotta un colabrodo, in molti punti l’asfalto ha lasciato posto a sabbia e fango ... mi ha fatto rimpiangere le buche della gestione Raggi. Migliaia di motorini, i famosi “boda boda”, sfrecciano da tutte le parti, non so come riusciamo a non travolgere nessuno!

Arriviamo un po’ anchilosati al Lacor: l’ospedale è sorprendente: grande, pulito, ordinato, ben costruito .... devo ammettere, tenuto molto meglio di alcune nostre strutture romane. Andiamo a posare le valigie nella guest house dell’ospedale e poi a cena nella family house del Lacor: due grossi tavoli apparecchiati in modo spartano, ospitano medici, operatori di ONG, ricercatori, per lo più italiani, che hanno deciso di trascorrere periodi di minimo 6 mesi in quest’area per prestare i loro servizi in favore del popolo ugandese. Durante la cena condividiamo la loro esperienza, ci raccontano dei loro successi ma anche delle loro sconfitte! Proprio quella sera due pediatre erano disperate perché non avevano potuto salvare dei bambini. Conosciamo Cristina, una ginecologa che tutti gli anni passa oltre 7 mesi al Lacor per assistere le mamme partorienti a mettere al mondo i loro bambini. Grazie al suo impegno ha contribuito a migliorare il reparto dell’ospedale ed è talmente orgogliosa che ci invita a visitarlo il giorno dopo. Conosciamo Carolina, Laura, Evandro, persone in gambissima, felici di rivedere Titti dopo una settimana. Si percepisce la stima per quello che sta facendo Afron al Lacor: Titti è una di loro, e’ una donna che come loro si sta attivando per fare del bene, per migliorare le condizioni di vita di donne e bambini.

Dopo cena proviamo ad andare a vedere le sale dove il progetto AFRON realizzerà lo “Smiling Cinema” e l’area dove sarà organizzata la festa per i bambini. Passiamo davanti a vari padiglioni dell’Ospedale: all’esterno, sulle stuoie, gli accompagnatori dei pazienti, per lo più donne, mamme e sorelle, spesso con i figli piccoli, si lavano, mangiano, attendono la guarigione dei parenti, silenziosamente, dignitosamente. Arriviamo al cinema, e’ tutto chiuso, ma dalle finestre vediamo che le sale sono state pulite e che il materiale è arrivato.

Il giorno seguente con le 10 valigie piene di giocattoli portate da Roma attraversiamo l’Ospedale per raggiungere l’area cinema. Comincia il nostro lavoro: disponiamo le sedie arancioni per ospitare il numero massimo di bambini; attacchiamo banner e decalcomanie del Re Leone, gonfiamo palloncini, per lo più a fiato; addirittura Antonio e Pino si improvvisano animatori e cercano di costruire spade e cagnolini con i palloncini; ne scoppiano una trentina ma è apprezzabile il loro sforzo di rendere la festa ancora più bella! Attratti da tanta attività e forse anche dagli scoppi, alcuni bambini si avvicinano e ci guardano incuriositi. Regaliamo loro alcuni dei gonfiabili. Con Titti apriamo le valigie e dividiamo i giocattoli per sesso e per età: prepariamo 150 buste di balocchi. Non vedo l’ora di fare felici questi bimbi! Ci apprestiamo poi a disporre i tavoli e le sedie perché domani è prevista la visita dell’Ambasciatore che inaugurerà lo “Smiling Cinema” e farà i discorsi ufficiali di rito insieme a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto.

Arriva finalmente il fatidico giorno, il 12 febbraio, che è anche il compleanno di mio marito Antonio. Impieghiamo la mattina a sistemare le ultime cose. Distribuiamo a tutti i bambini del Lacor la maglietta arancione con il logo del Re Leone. Siamo pronti per accogliere l’Ambasciatore, che nel frattempo è arrivato. Si siede al tavolo d’onore insieme alle altre personalità che hanno reso possibile il progetto del cinema: c’è la mia Titti, c’è il Dr. Martin del Lacor, c’è Giovanna di Soleterre intorno a loro, sotto ai tendoni appositamente allestiti, tanti piccoli amori arancioni, bellissimi! Arriva pure Laura dal St Jude Orphanage con una decina dei suoi piccoli pazienti, elegantissimi, tanto che è quasi un peccato nascondere i vestiti con la maglietta. Tra uno speech e l’altro, i bambini si alzano e cantano in onore delle autorità, bellissimo!

Finiscono i discorsi, l’Ambasciatore si avvicina alla porta della sala cinema per tagliare il nastro; è fatta, il cinema è inaugurato: uno sciame arancione di bambini si riversa nel cinema, si siedono tutti ordinatissimi, in silenzio, in attesa. Antonio armeggia con il videoregistratore e finalmente parte la proiezione del Re Leone, gli occhi rapiti di quei bambini, la loro gioia, la sorpresa, i bambini più grandi mano nella mano con i fratelli più piccoli, increduli, quasi timorosi di poter godere di quello spettacolo, di immaginare che qualcuno, di un altro colore e di un paese lontano, abbia avuto un’attenzione proprio per loro. Mi sono emozionata, in quel momento ho capito che erano loro ad arricchire me, a riempire il mio cuore di tanto amore.

Avviata la proiezione, l’Ambasciatore ci lascia per andare a visitare l’ospedale e noi ci diamo da fare per allestire l’area dove si svolgerà la festa al termine del film. Con l’aiuto del personale dell’ospedale disponiamo i tavoli e le sedie; devo frenare l’organizzatrice di eventi che è in me ed accettare lo stile locale non proprio razionale, non c'è verso di destinare l’unico tavolo con la tovaglia alle torte; quello è per l’ambasciatore e non si tocca!

Portiamo le buste con i giochi, le bibite e attendiamo che finisca il film. Dopo 10 minuti arrivano i bambini e comincia la festa. Ritroviamo finalmente l’animatore vestito da Tigro che era scomparso - pensavamo si fosse sciolto con quel caldo - che organizza vari giochi per coinvolgere i bimbi. Poi inizia un “trenino” a cui si aggiungono anche alcuni di noi, bellissimo!

Arriva l’ambasciatore e si procede con il taglio della torta, anzi delle torte: si perché Titti ha pensato anche ad Antonio, regalandogli il compleanno più bello ed emozionante di sempre, con cento bambini sorridenti che hanno cantato “Happy birthday to you”.

E finalmente la distribuzione dei regali: tutti i bambini in fila indiana, ordinatissimi, eccitatissimi vengono a prendere il loro regalo, ringraziando con un inchino!

Ecco, io non dimenticherò mai quegli occhi, quei sorrisi, quella dolcezza, quell’emozione che ormai è difficile trovare nei nostri figli. Ho amato tantissimo ogni istante di questa avventura, sono stati dei momenti unici, che rimarranno sempre nel mio cuore. Mi è rimasta la voglia di fare e di dare di più e mi sento vicina a Titti più di prima perché ho capito la meraviglia e l’importanza del suo progetto di amore.

Grazie amica mia ♥️

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