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29/07/2023

"E ridono... ridono tanto!"

Il racconto di Baiba Kunke, socia AFRON, in missione in Uganda



Avevo pensato a come sarebbe andato, a come sarebbe stata questa ‘’Perla del Africa’’. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe lasciato un segno così forte, il famoso ‘’mal d’ Africa”, perché non ci ho mai creduto.

Ero la prima a dire “ma dai, sono le solite cose che ti raccontano per farti invogliare ad andare, il solito marketing”. E invece… sto gia programmando la prossima partenza!

Già dall'aereo ho notato questo paese verde, lo avevo immaginato piu desertico.

Il Lago Vittoria è steso calmo in tutta la sua maestà, avvolto tra la città e la natura. È talmente grande e impressionante che la prima volta che lo vedi hai l’impressione che sia il mare, non si vede mai la fine…

Appena arrivata mi accolgono le mie colleghe e amiche di questa avventura. Conoscevo solo Titti, in quanto già Socia AFRON, mentre Donatella (dopo nominata Donna Bella) e la sua ‘’bimba’’ Cecila erano una scommessa. Non ci eravamo mai viste prima… ma già dal primo “ciao e ben arrivata” ho capito che saremmo diventate amiche per la pelle. Sono stata felice e benedetta ad avere loro con me!

Il giorno del mio arrivo è stato lungo. Arriviamo alla nostra Guest House, questo piccolo Paradiso umile ma dove non manca nulla. Sono felice, agitata e nervosa, tutto insieme. Domani avremo almeno 6 ore di viaggio attraverso l’Uganda per arrivare a Gulu, nel Nord, che sarà la nostra meta finale per questa missione.

Qui la mattina si apre con i canti del Corano nel vicinato e subito dopo arriva anche l’Alleluia. L’Uganda è un Paese esempio, dove ogni religione è benvenuta.

E noi 4 siamo pronte con il nostro driver Richard che ci porterà attraverso tutto il Paese.La strada scorre veloce, un pò di traffico per uscire dalla città e dopo va tutto liscio.

Su e giu per le colline verdi, si iniziano a vedere villaggi tipici ugandesi, tante scuole colorate con dei disegni dell’Africa e tanti bimbi tutti in divisa scolastica. Poi ho scoperto che la scuola in Uganda fino ad un certo grado è obbligatoria e questo mi fa gioire.

Più andiamo al nord meno machine incontriamo, con il pulmino passiamo per i  villaggi, dove  i bimbi e anche gli adulti ci salutano stupiti. I muzungu!!! Così ci chiamano!

Devo dire che l’Uganda è anche il paese del sorriso, ti sorridono sempre. Già la signora che mi accolta all’immigrazione mi ha dato il benvenuto: ‘’Enjoy Uganda’’ con un sorriso stupendo.

Ormai è sera quando vedo la scritta Lacor Hospital, arriviamo, lasciamo le nostre valigie nella guesthouse (sempre nell'ospedale) e anche se è già buio, Titti ci porta a vedere l'ospedale.

È una città. C’è uno spiazzale intermo, dove le donne si incontrano la mattina presto e durante la giornata mentre sono in fila per prendere l’acqua dal pozzo. C’è la cucina a cielo aperto ed un piccolo emporio dove vendono da mangiare e anche tutto il necessario per restare a lungo nell’ospedale,  a volte la degenze si protraggono per mesi. 

E poi ci sono loro… sono dappertutto, al buio vedi questi occhietti grandi e dei sorrisi perfetti correre in giro, sono  i nostri bimbi, sorridenti e sorpresi nel vedere dei nuovi muzungu, ti salutano senza esitare e ridono, ridono tanto!

Durante i preparativi per la festa  sembravano i bambini più felici del mondo e sono sicura che in quei giorni abbiamo fatto dimenticare sia a loro che alle loro famiglie il motivo per cui si trovavano là.

Vedere quelle faccine felici e ridacchiose aiutarci gonfiare i palloncini, sistemare le sedie, attaccare I festoni e sentirsi importanti, non ha prezzo.

Quando dicono che basta poco per essere felice, ecco qui erano felici per meno del poco.

Sono felice di aver accettato questa sfida, la porterò avanti con orgoglio perchè ho visto cosa fa AFRON e come veramente anche la più piccola delle donazioni può fare la differenza…

Non vedo l’ora di tornare con la nostra squadra meravigliosa, che non cambierei per niente al mondo.

Mai stata cosi fiera di fare parte di un progetto!
 
Baiba Kunke

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